L’immagine metaforica della sorgente è molto forte; la sorgente, infatti, è il punto in cui una vena d’acqua sotterranea, fino ad allora ubicata nell’oscurità del sottosuolo, scaturisce in superficie per poi espandersi cristallina all’esterno. La metafora ci restituisce, allora, l’idea di una forza tutta interiore, insopprimibile, che forte dell’esperienza vissuta nel profondo buio, rompe ogni ostacolo ed affiora alla luce.
In senso figurato, la sorgente è anche l’origine, la causa prima, l’inizio; sotto questo profilo, diviene metafora della vita che nasce, ma anche del nuovo che irrompe, della capacità di vedere con occhi nuovi anche quello che nuovo non è, dandogli inaspettati significati. Intesa quale origine, la sorgente evoca metaforicamente anche la fonte di quella capacità espressiva propriamente umana che è l’invenzione e la creatività. La ricerca dell’inizio ci dirige, poi, all’origine di tutto, in cerca di intimità con la Sorgente.
Ed ancora, il risalire alla sorgente è metafora del ritorno alle origini, segno di un cammino a ritroso attraverso il nostro vissuto, alla ricerca delle verità ivi nascoste.
Su questi spunti metaforici, insieme ad un’analisi del grande problema della scarsità di acqua e delle guerre per l’accaparramento, il Festival ha costruito un percorso di riflessioni, molto varie, per ogni sensibilità che (si) ascolta.